Molfetta, il sindaco Minervini ai domiciliari: “Gestiva la città come fosse cosa sua”

Uno scambio di foglietti in ufficio, poi passati al tritacarte. Per la giudice Marina Chiddo, questa è l’immagine più emblematica di quanto sarebbe accaduto negli ultimi anni a Molfetta: protagonisti il sindaco Tommaso Minervini e la dirigente comunale Lidia De Leonardis, oggi entrambi agli arresti domiciliari. “Un’immagine mortificante, che dimostra che i due discorrono di qualcosa di illecito”, si legge nell’ordinanza firmata dalla gip, riportata da Repubblica Bari.
Il provvedimento cautelare è scattato nell’ambito di una maxi inchiesta condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dai pm Francesco Aiello, Marco Gambardella e Francesco Tosto della Procura di Trani. Misure interdittive sono state disposte per altri due dirigenti comunali, Alessandro Binetti e Domenico Satalino, mentre all’imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo è stato vietato di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno. Michele Pizzo, luogotenente della Finanza, non potrà dimorare a Molfetta. Rigettate, invece, le misure per il funzionario comunale Mario Morea e per Tommaso Messina, autista del sindaco.
Le accuse e il “metodo Minervini”L’elenco dei reati ipotizzati è ampio: peculato, corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreti d’ufficio, frode, truffa e falso. Un sistema che, secondo la gip, ruotava attorno alla figura del sindaco: “Ha sempre agito come unico proprietario del bene pubblico, della città, da poter gestire come fosse una cosa privata”.
Al centro dell’indagine c’è la gara da 12 milioni di euro per la banchina portuale, che sarebbe stata promessa all’imprenditore Totorizzo ancor prima della pubblicazione del bando. In cambio, questi avrebbe dovuto supportare la campagna elettorale del sindaco alle amministrative del 2022. In un’intercettazione Minervini dice: “La gara è tua”. E ancora: “Diamoci da fare per il 26”, giorno del ballottaggio contro l’ex magistrato Pasquale Drago. Il sostegno, però, si sarebbe concretizzato in appena 51 voti: troppo pochi, ma secondo la giudice, sufficienti a dimostrare l’accordo corruttivo.
Totorizzo, alla fine, si tirò indietro, dichiarando che sarebbe stato “un bagno di sangue” continuare nel progetto. Ma l’inchiesta non si ferma lì: alterazioni di procedimenti amministrativi emergerebbero anche nella realizzazione dell’area mercatale e nel bando Porta Futuro.
Depistaggi e microspieSingolare e grave, secondo l’ordinanza, è l’episodio che coinvolge il finanziere Pizzo, il quale avrebbe informato sindaco e dirigenti dell’esistenza di un’indagine. Minervini e De Leonardis avrebbero allora cercato e trovato alcune microspie della Finanza negli uffici, denunciandole ai carabinieri, simulando un complotto ai loro danni, pur sapendo di essere sotto inchiesta. Un comportamento, questo, che per la gip conferma il pericolo di inquinamento probatorio.
Le reazioni e la difesa“Ci aspettavamo un esito diverso – ha commentato l’avvocato Tommaso Poli, difensore di Minervini insieme al collega Mario Malcangi – credevamo di aver chiarito tutto nell’interrogatorio del 2 maggio. Faremo ricorso al Riesame. Il sindaco ha agito con onestà e nell’interesse della città”. I legali hanno anche sottolineato che “la Procura ha riconosciuto come non vi sia stato alcun vantaggio personale per il sindaco”.
Ma per la giudice la rete clientelare costruita dal primo cittadino è ancora in grado di influenzare l’attività amministrativa. Ecco perché ha disposto le misure cautelari, soprattutto per i reati più gravi di corruzione e turbativa d’asta.
Commissariamento e nuovi equilibriCon l’arresto, è scattata automaticamente la sospensione di Tommaso Minervini dal ruolo di sindaco. Le funzioni di governo saranno temporaneamente assunte dal suo vice, Piergiovanni Nicola. Il Comune, travolto da uno scandalo giudiziario che ha già colpito duramente l’immagine pubblica dell’amministrazione, attende ora l’esito del ricorso e delle prossime mosse della magistratura.
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